Cosa accadrebbe se la riforma Vassallo fosse applicata? Stimare gli effetti di una formula elettorale che non esiste è complicato, perché le strategie di partiti ed elettori dipendono dal sistema che regola le elezioni. E qui molto dipende dal disegno delle circoscrizioni. Tuttavia, le stime dicono che a parità di voti la soglia di sbarramento si riduce al crescere della dimensione della circoscrizione. Non necessariamente a vantaggio dei partiti minori. Il sistema sembra poi avere una forte spinta interna verso la bipartitizzazione del quadro politico.
La proposta di riforma elettorale formulata da Salvatore Vassallo (e altri) e fatta propria dal segretario del Pd ha avuto un effetto dirompente sulla politica nazionale. Ha scardinato la Cdl, messo in fibrillazione un governo che pensava ormai di averla scampata sulla Finanziaria, accelerato i processi di fusione nella sinistra tradizionale, suscitato epiteti che sembravano appartenere a una defunta fase politica (la definizione di “legge truffa” di togliattiana memoria) eccetera. Ma di che si tratta esattamente? Come funziona? E che effetti avrebbe se applicata in Italia? Qualche stima per capirci di più.
La proposta
La proposta rappresenta un innesto originale sul sistema “tedesco” di una correzione maggioritaria “spagnola” con la finalità dichiarata di cogliere gli aspetti positivi dei due sistemi Secondo la proposta, il territorio del paese verrebbe diviso in circoscrizioni elettorali, ciascuna delle quali dovrebbe eleggere da un minimo di 12 a un massimo di 16 parlamentari. A sua volta, ogni circoscrizione verrebbe divisa rispettivamente in 6-8 collegi uninominali, cioè la metà dei seggi assegnati dalla circoscrizione. Nel singolo collegio, l’elettore esprime la propria preferenza per un solo candidato. Il voto contribuisce tanto alla quota di voti individuali del singolo candidato, quanto alla quota di voti del partito cui quel candidato è collegato in tutta la circoscrizione. La trasformazione dei voti in seggi avviene nel modo seguente. La prima metà dei seggi viene attribuita ai primi classificati di ogni collegio. La restante metà è così attribuita: in base ai voti presi dal partito nella circoscrizione, si calcola in proporzione (col metodo D’Hondt (1)) quanti seggi spettano a quel partito nella circoscrizione. Se il numero è superiore ai collegi uninominali già vinti in quella circoscrizione da quel partito, allora i seggi rimanenti sono assegnati ai migliori perdenti nei collegi uninominali dello stesso partito nella circoscrizione. Se invece il numero è inferiore ai collegi vinti, i rimanenti seggi da assegnare vengono ripartiti nuovamente tra gli altri partiti nella circoscrizione. (2) Dunque, i seggi attribuiti dalla proposta Vassallo dipendono tanto dalla performance individuale dei singoli candidati di collegio (parte tedesca), quanto dalla performance aggregata per circoscrizione dei candidati di collegio appartenenti alla stessa lista (parte spagnola). Un aspetto non chiarito nella proposta è come si identificano i “migliori perdenti”: in base alla percentuale dei voti ottenuti nel collegio, al numero assoluto dei voti ricevuti o in base a una “cifra elettorale” ancora tutta da definire? La prima ipotesi sembra la più ragionevole ed è quella che abbiamo adottato negli esercizi che seguono; è improbabile tuttavia che i risultati siano influenzati da tale scelta.
Simulazioni
Stimare gli effetti sul sistema politico di una formula elettorale che non esiste è complicato, perché ovviamente le strategie di partiti ed elettori dipendono dal modo come si vota, e anche perché in questo caso molto dipende in realtà dalla dimensione e dal disegno delle circoscrizioni. Usare i dati delle ultime elezioni politiche per stimare gli effetti della proposta Vassallo non è dunque molto utile, perché quei risultati sono stati ottenuti con un sistema elettorale e di alleanze diverso. Più utile invece costruire un modello astratto e indagare sugli effetti che la modifica di parametri chiave provoca sul funzionamento del sistema. L’intero set di simulazioni e ipotesi è a disposizione di chi ne fa richiesta; qui riportiamo nell’ appendice solo i risultati più interessanti.
La soglia di sbarramento
Una degli elementi più interessanti della proposta è che la soglia di sbarramento (numero minimo di voti necessari per ottenere almeno un seggio) non è stabilita per legge, a livello nazionale o regionale, ma è endogena e dipende dalla distribuzione dei voti tra i partiti e dalla dimensione della circoscrizione, cioè dal numero di seggi attribuiti dalla stessa circoscrizione. In primo luogo, le nostre stime confermano che, a parità di voti, la soglia di sbarramento si riduce al crescere della dimensione della circoscrizione. Come già suggerito da Roberto D’Alimonte (3), la diminuzione della soglia è molto rapida passando da circoscrizioni piccole (10-12 seggi) a medie (14-16), ma la riduzione diventa più moderata successivamente, cosicché per esempio, non c’è molto differenza nella soglia di sbarramento tra circoscrizioni con 20 o 30 seggi. Ma un punto che finora è sfuggito ai commentatori è che la riduzione della soglia di sbarramento non necessariamente premia i partiti minori: è infatti del tutto possibile, almeno per intervalli ragionevoli, che all’aumentare della dimensione della circoscrizione i partiti maggiori ottengano proporzionalmente ancora più seggi (si veda per esempio il caso 16 vs 18 nell’appendice). Ciò dipende dal funzionamento del metodo D’Hondt: il seggio marginale è attribuito a chi ha il maggiore quoziente calcolato sulla base di questo metodo e può benissimo trattarsi di un partito grande e non piccolo. Inoltre, la soglia non dipende solo dalle dimensioni della circoscrizione, ma anche della distribuzione dei voti tra i partiti maggiori. Per esempio, a parità di voti di tutti gli altri partiti, una redistribuzione dei voti tra i primi due partiti ha effetti molto diversi sulla soglia. In una circoscrizione in cui c’è un partito che vince sempre e uno che arriva sempre secondo, ma la differenza tra i due è limitata, la soglia è più elevata; viceversa dove il primo partito è molto più grande del secondo.
La distribuzione regionale dei voti
Come ovvio, la proposta Vassallo avvantaggia i partiti piccoli con un forte radicamento territoriale, rispetto ad altri altrettanto piccoli sul piano nazionale, ma diffusi in modo più uniforme. Tuttavia, le nostre stime suggeriscono anche che rispetto a un sistema puramente proporzionale, la Vassallo favorisce maggiormente i partiti grandi ben diffusi sul territorio nazionale e particolarmente forti in alcuni territori.
La leva maggioritaria
La proposta Vassallo è stata criticata dai favorevoli al maggioritario perché “proporzionale”; e dai proporzionalisti - i difensori per esempio del metodo tedesco - perché eccessivamente “maggioritaria”. È dunque interessante vedere come la “leva maggioritaria”, definita qui come la differenza tra la percentuale dei seggi e la percentuale dei voti ottenuti congiuntamente dai due principali partiti, vari al variare dei voti di quest’ultimi. I nostri esercizi mostrano come la leva non solo ci sia, ma come sia anche crescente nella proporzione dei voti ottenuti congiuntamente dai due partiti principali. Per esempio, con circoscrizioni mediane (14 seggi) se i primi due partiti prendono il 45 per cento dei voti, riescono a ottenere il 50 per cento dei seggi; se prendono il 60 per cento dei voti, guadagnano il 70 per cento dei seggi, e così via (vedi grafico). Il sistema dunque sembra avere una forte spinta interna verso la bipartitizzazione del quadro politico: una sua prima applicazione premierebbe i partiti già grandi con più seggi, rafforzandoli e dunque conducendoli ad avere più voti e ancora più seggi in futuro.
Ma la proposta garantisce o no il rapporto diretto con gli elettori, cioè l’accountability degli eletti? Sì e no. Sì, perché la metà degli eletti per circoscrizione è scelta direttamente dagli elettori nei collegi uninominali e perché i “migliori secondi” sono ancora definiti sulla base dei loro risultati nei collegi, il che tra l’altro induce una benefica competizione tra i candidati dello stesso partito. No, perché i migliori perdenti sono definiti sulla base delle performance all’interno del partito nell’intera circoscrizione e non nel singolo collegio. Così, con tutta probabilità, il sistema condurrà all’elezione di candidati che in collegio non solo non hanno vinto, ma che si sono piazzati terzi o quarti, e l’esclusione di alcuni secondi. L’elezione per collegio sarà quindi determinata indirettamente anche dagli elettori degli altrui collegi nella stessa circoscrizione.
(1) In base al metodo D’Hondt, il numero di voti ottenuti dai singoli partiti viene diviso per 1, 2, 3, …, n, dove n indica il numero di seggi in palio in ogni circoscrizione. A questo punto, si ordinano i risultati ottenuti in ordine decrescente e si assegna un seggio ciascuno ai primi n risultati della lista.
(2) Se un partito ottiene più del 50 per cento dei seggi nella circoscrizione, pesca i seggi aggiuntivi all’interno di una unica lista circoscrizionale di sette nomi. Tale lista è bloccata, ma data l’attuale distribuzione dei voti, l’eventualità di ricorrervi è in realtà molto bassa.
(3) Sul Sole24Ore del 29/11/2007.
Paolo Balduzzi e Massimo Bordignon
venerdì 14 dicembre 2007
mercoledì 12 dicembre 2007
Democrazia: il punto di partenza

Marco Vallari
venerdì 7 dicembre 2007
VELTRONI: PER UN NUOVO CENTROSINISTRA EUROPEO

«In Europa sono convinto che ci sono domande a cui le risposte del Novecento non sono più sufficienti. Su queste è necessaria una riflessione nel centro-sinistra». E' con questa premessa che Walter Veltroni ha affrontato il suo viaggio a Bruxelles ed ha oggi incontrato gli eurodeputati di Pse e Adle. Questo perchè, ha proseguito, «i governi di centrosinistra in Europa negli ultimi anni – ha esordito nel corso della sua audizione con il gruppo socialista - si sono dimezzati», elencando poi una serie di temi su cui le forze del centrosinistra in Europa possono davvero dare un valore aggiunto. «Anzitutto – ha citato - il rapporto tra immigrazione e sicurezza, ambiente e sviluppo sostenibile e pace. Inoltre - ha sottolineato ancora Veltroni - resta il problema di come costruire uno schieramento maggioritario. La scelta giusta – ha aggiunto - è un incontro tra culture diverse, far convivere identità e dialogo».«Occorre evitare la divisione del Partito democratico in gruppi diversi in Europa». Gli ha fatto eco il presidente del Partito socialista europeo, Poul Nyrup Rassmussen, che in mattinata ha incontrato il segretario del Pd Walter Veltroni e Piero Fassino. «Nella mia esperienza - ha detto il danese - dividere i partiti in gruppi diversi crea sempre debolezze. Noi non siamo qui a creare debolezze». Allo stesso tempo, ha aggiunto, «sono assolutamente consapevole del fatto che qui parliamo di passaggi che richiedono tempo, per questo io penso a quella che sarà la situazione dopo il giugno 2009 e non a quella attuale».Ma intanto per il futuro più prossimo, il presidente del Partito socialista europeo ha annunciato la creazione di un «gruppo di saggi» a cui parteciperanno leader dei Partiti socialisti e socialdemocratici europei per riflettere su «una nuova dinamica» per il centrosinistra in Europa. Un gruppo composto da cinque persone, tra le quali lo stesso Fassino la cui prima riunione dovrebbe tenersi approssimativamente a marzo.Ma passi importanti e di apertura sono giunti anche dai capogruppo del Pse e dell’Adle al Parlamento Europeo. «Sono disposto – ha sottolineato il presidente del gruppo dei Socialisti al Parlamento europeo Martin Schultz - ad aprire il nostro gruppo, ho fatto già tutto quello che potevo. Ora dipende da voi se volete venire. Sta a voi decidere dove volete andare». «Quello con Veltroni – ha raccontato - è stato un incontro molto aperto, costruttivo e amichevole. Abbiamo discusso molto apertamente della collocazione del Partito democratico a livello europeo. «Le cose - ha precisato - non sono ancora definitivamente decise ma noi socialisti siamo in uno scambio molto intenso con il Pd. Crediamo – ha concluso - che il posto di questo partito sia tra le forze progressiste in Europa a cui appartiene anche il Pse». «Il segretario del Pd, Walter Veltroni – ha commentato anche il capogruppo dell'Alleanza liberaldemocratica al Parlamento europeo Graham Watson – è il nuovo pioniere degli sviluppi possibili».«Il dibattito – ha raccontato - è stato focalizzato sulle nuove possibilità di collaborazione più stretta con la sinistra; e ciò di cui ha bisogno l'Europa - ha osservato - per lottare contro i nemici del progressismo».«L'importante – ha poi nuovamente ribadito - è che l'Italia sia pioniera nel mettere insieme le forze politiche progressiste sulle cose che abbiamo da fare, e ne abbiamo molte - ha concluso - da costruire insieme».Una discussione sincera quindi quella avviata oggi da Veltroni a Bruxelles, con un punto stabile: per ora, tutti gli eletti resteranno nel gruppo che hanno scelto al momento del loro ingresso a Strasburgo, «dopo le elezioni del 2009 – ha concluso Veltroni - si vedrà».
mercoledì 5 dicembre 2007
VELTRONI: SERVE UN BIPOLARISMO NUOVO

venerdì 30 novembre 2007
Forum “Sviluppo della comunità giovanile”

Per farlo ha scelto di essere un partito nuovo, a rete, aperto alla partecipazione di una larghissima platea di uomini, donne, giovani; un partito organizzato su base federale, che garantisca un’ampia autonomia locale e territoriale.
Al centro del nostro impegno politico non astratte ideologie, ci sono le persone con le loro necessità materiali, intellettuali, i loro diritti, in primo luogo al benessere e ad una migliore qualità della vita.
Il Forum per lo sviluppo della comunità giovanile attivato dal PD di Saronno intende creare e fornire condizioni e stimoli necessari alla partecipazione dei giovani, coinvolgendoli nella definizione di bisogni e interessi allo scopo di evitare il macroscopico errore commesso in mille esperienze simili: quello di realizzare progetti e servizi per i giovani pensati senza i giovani, ideati per il territorio ma senza il territorio.
Intendiamo fornire spazi, risorse, strumenti e opportunità, accompagnando e sostenendo processi partecipativi, lavorando per il rinnovamento del futuro politico, sociale e professionale di Saronno.
Obiettivo primario del Forum è costruire una progettazione sostenibile, partecipata, che coniughi realtà locale, prevenzione del disagio ma anche promozione dell’agio.
Altri fondamentali risultati che il Forum si prefigge sono promuovere i diritti di cittadinanza tra i giovani, riallacciarne i legami con i servizi e le istituzioni, riaccenderne la voglia di contribuire al benessere comune, sottrarli all’odioso “ognuno per se, nessuno per tutti” che spesso prevale tra gli adulti nel territorio.
Crediamo che soltanto una società partecipe, protagonista consapevole delle proposte e delle scelte alla base dell’esistenza stessa di una comunità, possa eliminare le zone d’ombra e le distorsioni che hanno per troppi anni caratterizzato la vita pubblica italiana ed i suoi personaggi grandi o piccoli; restituendo così a tutti noi la possibilità di pretendere e ottenere soluzioni efficaci e condivise ai problemi quotidiani.
Forum
Sviluppo della Comunità Giovanile
Invitiamo tutti i giovani di Saronno a partecipare ai lavori del Forum “Sviluppo della comunità giovanile” contattando il Partito Democratico tramite:
e-mail : pdsaronno@libero.it
giovanipdsaronno@libero.it
blog : http://pdsaronno.blogspot.com/
SMS : al numero 331.1084730 PD FORUM GIOVANI SARONNO
giovedì 29 novembre 2007
VELTRONI AI GIOVANI: IL FUTURO SARA' IL VOSTRO

Care ragazze, cari ragazzi,il Partito Democratico fin dalla sua nascita ha voluto coinvolgere i giovani ad ogni livello। Al momento di definire le regole di svolgimento delle primarie abbiamo deciso di coinvolgere anche i minorenni. Per la prima volta nella storia della politica italiana si è potuto votare a 16 anni e ancora più importante, ci si è potuti candidare.Durante le primarie ho chiesto ai candidati impegnati nelle liste al mio fianco di distribuire davanti alle scuole una mia lettera. Per invitare i ragazzi ad andare a votare. È stato un momento importante e bello. Un lunedì mattina in cui in tutta Italia siamo andati incontro ai più giovani, confrontandoci, accogliendo anche lo scetticismo di chi fra loro pensava a una chiamata strumentale. Non è così. I giovani sono un patrimonio, una delle risorse più importanti per l’Italia, per questo credo che anche alle amministrative si possa votare a 16 anni. Nella vostra lettera parlate d’interesse generale. Secondo un sondaggio condotto dal New York Times con la CBS e MTV, il 54% dei votanti tra i 17 e i 29 anni negli Stati Uniti voterebbe per i Democratici. Le domande condotte hanno riguardato i diritti civili, il sistema sanitario, i nuovi immigrati, i temi etici.Sono questi i temi del Pd. Nel Partito democratico svilupperemo assieme le culture della legalità, dell'ambiente, coltiveremo un sistema di valori che include la solidarietà e il rispetto degli altri. Incontro di continuo centinaia di ragazze e ragazzi, e non condivido la rappresentazione che se ne da. Pochi episodi, a volte gravi, sono usati per mettere un marchio sulle giovani generazioni senza considerare le migliaia di ragazze e ragazzi che studiano, lavorano, hanno valori profondi, fanno volontariato e si impegnano nelle attività culturali. In questo caso vale il principio per cui fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Invece bisogna fare attenzione alla foresta che cresce. Per fortuna, diversamente da come la pensano gli adulti, sono vive in voi le parole di Bob Dylan: “Essere giovani vuol dire tenere aperto l'oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro”.Penso ai vostri coetanei di Addio Pizzo: hanno scelto di fare acquisti solo presso i negozianti palermitani che rifiutano di versare denaro alla mafia. Quei ragazzi stanno restituendo a degli imprenditori la loro libertà, quella di agire lealmente sul mercato. Il Partito Democratico ha bisogno dei vostri sogni, delle vostre speranze, della vostra voglia di futuro. Deve avvicinarsi a quelli che oggi hanno sfiducia nella politica. Dobbiamo dirgli assieme di “essere loro la politica”, come hanno fatto i loro coetanei candidatisi ed eletti alla nostra Assemblea Costituente.Per questo spero che in primavera si possano tenere le primarie dei giovani, aperte agli italiani nuovi e ai nuovi italiani, quegli immigrati di seconda generazione a cui si devono riconoscere diritti certi. È necessario che i giovani possano da subito sperimentare il confronto, e il meccanismo delle primarie mi sembra quello ideale. Non per descrivervi, come fanno spesso gli istituti di ricerca, né per dare di voi la rappresentazione che vogliamo, la copia in sedicesimo di altre strutture, replicandone pregi e difetti. Vorrei definissimo assieme le regole per partecipare, poi le primarie di primavera faranno venire alla luce la ricchezza nella diversità, la capacità di portare in politica, prendendole a prestito dalla vita di tutti i giorni, le vostre esperienze di comunità: a scuola, in rete, nelle università, nelle associazioni, sui luoghi di lavoro, per poi vedervi partecipare alla vita del Pd in base alle vostre capacità e conoscenze e non per una compensazione anagrafica. Penso alle migliaia di professionisti in maggioranza “under 30” che lavorano nelle aziende italiane confrontandosi quotidianamente con la flessibilità, alle decine di factory che portano avanti progetti culturali creati e seguiti da giovani di talento, ai ricercatori universitari che sanno benissimo come il sapere dovrebbe stare a cuore ad ogni parte politica, ai tanti giovani che hanno smesso di studiare e lavorano duramente senza interessarsi di politica perché pensano che non discuteremo mai di quello di cui parlano la sera a tavola: le tasse, come arrivare a fine mese, i problemi dell’assistenza sociale.Non so ancora come sarà questo movimento. Lo decideremo assieme.Di sicuro dovrà partire dalla Sinistra Giovanile e dai giovani della Margherita. Di sicuro dovrà coinvolgere i ragazzi che rappresentano una risorsa per il Paese e che hanno voglia di affacciarsi per la prima volta alla politica. Persone che sono nate senza conoscere i grandi partiti da cui proveniamo.Per questo immagino una costellazione di strumenti, più cose diverse, per parlare a più ragazzi possibile. Per questo immagino un movimento nuovo, aperto, una rete fatta di nodi interscambiabili, in grado di sollecitare e valorizzare anche in politica le energie che vi contraddistinguono. Una rete che si rivolgerà ai giovani in tanti modi: dall’agorà di internet e dagli incontri sul territorio, fino a una webradio, cortometraggi, mobilitazioni via sms. Le primarie di primavera arricchiranno il Partito Democratico dei giovani italiani, e delle loro idee rendendolo ancora di più una forza innovativa e contemporanea.Per questo il futuro sarà soprattutto il vostro. La scommessa è fare, insieme, un paese diverso, un’Italia nuova
venerdì 23 novembre 2007
AL PD SERVE UNA NUOVA GRANDE ORGANIZZAZIONE GIOVANILE
La stagione politica che si è aperta con la nascita del Pd rappresenta una straordinaria opportunità per le giovani generazioni। Si tratta, innanzitutto, di ridare senso e funzione alla politica, di ridefinirne un profilo tale da renderla il principale strumento per la costruzione di una realtà migliore.Le sfide che l’Italia ha davanti a sé sono alte e complesse. Trovare il proprio posto nel “nuovo mondo”, quello globalizzato, rafforzare il processo di integrazione comunitaria, ricostruire coesione tra i tanti pezzi che compongono il “mosaico sociale” della nazione: nord e sud, giovani e non, lavoratori precari e stabili, cittadini ed extracomunitari. Solo così sarà possibile ridare fiducia a ragazzi condannati dagli assetti sociali dell’Italia a competere nella parte bassa e dequalificata del mercato del lavoro, presi da una certa sfiducia - dato più antropologico che politico - nelle proprie possibilità, in un Paese che cresce poco e redistribuisce sempre in direzione degli interessi organizzati.La “nuova politica” dovrà essere in grado di costruire un rinnovato senso dell’essere italiani, una nuova missione collettiva rispetto al futuro dell’Italia.Il Pd, serve prima di tutto a questo. Nella sua azione politica e di governo, dovrà misurare costantemente la sua sintonia con la nostra generazione. Dovrà saper intaccare e disarticolare le corporazioni della società italiana, mettere realmente al centro i saperi, la scuola e l’università, concepiti come gli asset fondamentali della società di oggi e del futuro, saper promuovere merito, talenti ed innovazione, liberando il lavoro dalle degenerazioni della precarietà e offrendo al Paese una prospettiva di equità e sviluppo.Le prime scelte del nuovo partito vanno nella direzione giusta. Le elezioni primarie e la composizione delle assemblee costituenti segnalano una carica di innovazione significativa. La parità dei generi e la presenza degli “under 30” sono un elemento di indiscutibile avanzamento sul terreno dell’innovazione della politica. Su queste basi riteniamo fondamentale dar vita ad un nuovo grande soggetto politico generazionale.Ci ha fatto riflettere vedere tanti giovani votare e candidarsi. Quando parliamo di giovani parliamo essenzialmente di studenti, ricercatori, lavoratori e disoccupati, che hanno deciso di fare un pezzo della loro strada insieme a noi, nel Pd. Questi ragazzi hanno partecipato perché, per una volta, hanno avuto l’occasione di essere protagonisti. Tale protagonismo non crediamo vada disperso, ma valorizzato.Siamo ragazzi di questo paese che con fatica e piacere, quotidianamente lavorano per un paese migliore con migliaia di coetanei. Vogliamo dare vita ad un progetto politico e generazionale, che interpreti le esigenze dei giovani italiani, strutturato, fortemente territoriale, plurale nelle forme e nei linguaggi. Non ci interessano operazioni di facciata, ma la creazione di nuovi spazi con tutti i ragazzi disposti a farlo, da Enna a Bolzano, da Bari a Genova. Non ci vogliamo ghettizzare, ma offrire a questo nuovo grande partito l’opportunità di “dare priorità al futuro”. Lo ha scritto bene su “Europa”, pochi giorni fa, Piero Giacon, giovane costituente del Pd.La Sinistra Giovanile ed i Giovani della Margherita, le due organizzazioni giovanili di Ds e Dl, sono stati strumenti importanti di rapporto con le giovani generazioni. Esse hanno promosso la partecipazione studentesca nelle scuole e nelle università, nei luoghi dell’aggregazione, nei territori, sensibilizzando una generazione su grandi temi come la pace, il lavoro, l’ambiente, i diritti e misurandosi con le grandi e piccole battaglie del quotidiano.Oggi va reinterpretato il ruolo di queste organizzazioni. Lo vogliamo fare in forme nuove, facendo all’associazionismo e dei movimenti, così come delle tante realtà che guardano con interesse alla costruzione del Pd elementi costitutivi, linfa vitale, per il nostro nuovo percorso.Lo vogliamo fare mettendo al centro quelli che il 14 ottobre hanno votato alle primarie, e quelli che ad ogni livello, con determinazione e coraggio, sono stati eletti. Siamo convinti che questo sia il modo migliore per fare vivere il Pd tra le giovani generazioni, offrendo loro una casa, un luogo in cui partecipare in maniera attiva alla vita del loro Paese. Pensiamo ad un’organizzazione che incontrerà i giovani italiani nei luoghi dove essi vivono quotidianamente. Nelle scuole, nelle università, sul lavoro, come pure nei luoghi della socializzazione e del divertimento. Per questo crediamo che sia indispensabile, a partire dai prossimi giorni, iniziare il percorso per dare vita al nuovo soggetto generazionale, partendo dagli eletti nelle varie assemblee costituenti ma sapendo che gli eletti non sono sufficienti. Per questo ci rivolgiamo alla Sinistra Giovanile, ai Giovani della Margherita, a tutte le reti associative giovanili che in queste settimane hanno lavorato alle elezioni primarie ed a tutte le ragazze e i ragazzi che il 14 ottobre hanno votato.Ci rivolgiamo a tutti i ragazzi di questo paese ed al segretario Walter Veltroni, perché ascolti la nostra richiesta di attenzione verso la nuova politica, che non può che passare per le giovani generazioni: crediamo che sia indispensabile, a partire dai prossimi giorni, costruire un comitato promotore nazionale e relativi comitati regionali. Chiediamo che siano protagonisti di questo la Sinistra Giovanile ed i Giovani della Margherita che, a partire dagli eletti nelle assemblee costituenti, costruiscano una rete per dare vita al nuovo soggetto generazionale.Per parte nostra, la Sinistra Giovanile metterà a disposizione tutte le proprie migliori risorse, la propria storia e la propria esperienza; nella convinzione che oggi più che mai le ragioni dell’impegno politico della nostra generazione abbiano senso e trovino un campo fertile e ampio in cui cimentarsi per la costruzione di una realtà migliore.
Fausto Raciti e Roberto Speranza
Fausto Raciti e Roberto Speranza
giovedì 22 novembre 2007
LA NOSTRA CARTA D'IDENTITA'

«Un simbolo – ha esordito il segretario nazionale Walter Veltroni - racconta l'identità di un partito e di una comunità e io credo che questo simbolo ci rappresenti bene. E' un simbolo rivolto al futuro, di un partito che nasce per una Italia nuova ed assume su di se l'identità nazionale».Un’identità nazionale racchiusa nei tre colori che lo compongono, gli stessi che però vogliono ricordare anche le «tre grandi tradizioni che stanno nel Pd»: il verde dell'ambientalismo e del laicismo, il bianco dei cattolici democratici e il rosso della tradizione socialista e del mondo del lavoro».«La sintesi - ha aggiunto - molto moderna e forte». Insomma, si tratta di «un simbolo rivolto al futuro, un simbolo fresco, nuovo», realizzato, come ha sottolineato con enfasi Veltroni, da un ragazzo molisano di 25 anni, Nicola Storto.«E' stata la bandiera italiana il punto di partenza per la creazione del nuovo simbolo del Pd – ha spiegato lo stesso autore, anch’egli presente in sala - . Le indicazioni che ci avevano dato – ha aggiunto - erano tre concetti: la modernità, la velocità e la pulizia».«Io sono partito dalla bandiera italiana - ha raccontato Storto - per la sua leggerezza, la pulizia della forma, la semplicità del messaggio, e anche la sua modernità».«E poi sotto al nuovo simbolo - ha concluso Storto – ho inserito l'Ulivo, perchè rappresenta la storia del Pd, la sua radice».
mercoledì 21 novembre 2007
PD: CIRCOLI E FORUM PER COINVOLGERE I CITTADINI
La nomina transitoria dei coordinatori provinciali e l'avvio dei forum tematici ma soprattutto la costruzione di circa 8000 circoli del Partito Democratico in tutta Italia. E' questa la tabella di marcia dei lavori delineata oggi nella nuova sede del Partito Democratico. A compilarla al fianco del segretario Walter Veltroni e del coordinatore Goffredo Bettini i segretari regionali del Pd. «Tra dicembre e gennaio – ha spiegato il segretario al termine dell’incontro - lavoreremo per costruire 8 mila circoli del Partito democratico in tutta Italia per portare il partito nei luoghi dove c'è la gente».«Ma al tempo stesso – ha però tenuto a precisare illustrando le modalità in cui il nuovo partito si radicherà sul territorio - , il coinvolgimento sarà fatto con modi nuovi». I circoli del Pd avranno, infatti, caratteristiche e collocazioni diverse rispetto alle sedi tradizionali dei partiti e saranno utilizzati anche mezzi nuovi di coinvolgimento come internet e le nuove tecnologie.«Dobbiamo lavorare – ha concluso Veltroni - per costruire il Partito democratico attraverso il coinvolgimento del popolo delle primarie e non solo».«E' andata molto bene e abbiamo preso decisioni all'unanimità. Ora – ha aggiunto Bettini - dobbiamo mettere il Pd con i piedi per terra, dobbiamo implementare l'esperienza democratica delle primarie e raccogliere entusiasmo, attese e speranze. Ci siamo dati un calendario di lavori – ha continuato - che si può riassumere in tre punti: l'elezione in forma transitoria delle strutture provinciali «che gestiranno la fase costituente fino alle decisioni della commissione statuto», la costruzione dei circoli di base e l'avvio dei forum».«Il 24 novembre – ha poi spiegato più dettagliatamente affrontando il primo punto - ci sarà la nomina dei coordinatori provinciali e c'è stata una risposta alla sollecitazione mia e di Veltroni perchè ci fosse una grande rappresentanza femminile. In Calabria ad esempio c'è la scommessa di nominare 5 donne coordinatrici provinciali. Sarebbe un fatto simbolico e concreto importante». Altra tappa decisa la costituzione dei circoli di base, il modo «per tornare a stare dove la gente vive, lavora, studia e la parola d'ordine è costruirne ottomila tra dicembre e gennaio». «Si è preso atto – ha, infatti, evidenziato Bettini - di una fase di grande dinamismo politico del Pd che in un mese ha creato uno scenario politico italiano totalmente nuovo ed ha preso iniziative dalla legge elettorale alla sicurezza, che hanno stabilizzato il governo. Ora si tratta – ha continuato - di implementare la straordinaria esperienza delle primarie e raccogliere l'entusiasmo di tante persone».«Daremo – ha poi aggiunto - un attestato a tutti coloro che parteciperanno alla fondazione dei circoli con una frase di Walter sul rinnovamento della politica e il nuovo simbolo». Un documento che testimonierà «che si è voluto fare un passo in più rispetto ad andare a votare alle primarie». Ultimo punto affrontato nel corso della riunione: i forum tematici. «Io personalmente – ha affermato Bettini - li immagino molto aperti con il coinvolgimento di competenze e risorse della società italiana». Forum che «dovranno - ha chiarito ancora Bettini - essere molto aperti perchè abbiamo bisogno come il pane di ripensare l'Italia e i suoi problemi in modo approfondito valorizzandone talenti e risorse. In questo senso i partiti tradizionali si erano troppo rinsecchiti».Forum che avranno il compito di istruire temi su cui chiamare gli elettori a decidere. «Penso ad esempio – ha spiegato - al tema del testamento biologico, ma anche della cultura. Coinvolgere la società - ha concluso - è un obiettivo del Pd».
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