martedì 18 marzo 2008


E' ON LINE IL NUOVO SITO DEL PD DI SARONNO

http://www.pdsaronno.it/

domenica 9 marzo 2008

domenica 2 marzo 2008

GIOVANI, 51 milioni DI € PER "LIBERARNE" LA CREATIVITA'

Ammonta a quasi 51 milioni di euro il finanziamento messo a disposizione da Regione Lombardia e dal Ministero per le Politiche giovanili e le Attività sportive attraverso un Accordo Quadro di Programma (Aqp) presentato ieri dal presidente della Regione, Roberto Formigoni, dal ministro Giovanna Melandri e dall'assessore ai Giovani, Sport e Turismo, Pier Gianni Prosperini."Un Accordo di grande portata e sostenuto da un importante sostegno finanziario - lo ha definito Formigoni - che ha come scopo quello di rendere protagonisti i nostri giovani. Un Accordo che è stato reso possibile dall'ottima collaborazione tra la Regione e il Ministero, e che dimostra come sia possibile realizzare politiche innovative valorizzando al meglio la 'materia prima' più importante per il futuro del nostro Paese".L'Accordo intende infatti finanziare progetti con tre obiettivi fondamentali:- sviluppare la creatività e l'imprenditorialità dei giovani (in particolare promuovendo forme e luoghi di partecipazione positiva attraverso la realizzazione di spazi e progetti destinati all'espressione della creatività, lo sviluppo di abilità e talenti dei giovani);- sviluppare l'autonomia e la responsabilità dei giovani attraverso l'aumento delle opportunità di transizione alla vita adulta (interventi di orientamento studio/lavoro, trasmissione del patrimonio socio-economico locale attraverso forme innovative di trasmissione delle eccellenze che connotano il territorio regionale, interventi di counselling e sostegno al giovane e alla famiglia);- sviluppare le "competenze alla vita" apprese in ambiti complementari ai sistemi educativi e formativi tradizionali."E' questo il caso della promozione della pratica sportiva e di tutti quei valori educativi connessi allo sport - come ha ricordato l'assessore Prosperini -. Con questo Accordo non facciamo politiche del disagio, ma politiche di iniziazione alla capacità dei giovani di dimostrare il loro valore".Soddisfazione è stata espressa anche dal ministro Melandri, che ha sottolineato come non si tratti di assistenzialismo né di paternalismo, "ma di vere politiche di rafforzamento delle capacità progettuali delle giovani generazioni".Il costo complessivo dell'Accordo, 50.940.000 euro, è sostenuto per metà dal Ministero e per metà dal sistema lombardo. Il Ministero stanzia 25.470.000 euro (Fondo Nazionale Politiche Giovanili Legge 248/2006 - D.M. 21 giugno 2007); Regione Lombardia mette a disposizione 10 milioni di risorse proprie, mentre gli altri 15.470.000 euro arriveranno dal cofinanziamento dei progetti da parte di altri enti pubblici o privati.UN PRIMO BANDO DA 8 MILIONI Una prima iniziativa di attuazione dei principi e delle finalità di questo accordo è la realizzazione degli interventi che verranno individuati attraverso un bando pubblico, già pubblicato in questi giorni, voluto dalla Regione per selezionare le proposte più innovative in questo campo. Proposte che dovranno valorizzare, promuovere e supportare il passaggio alla vita adulta dei giovani. Tutto ciò anche attraverso la messa in rete delle iniziative più meritevoli sviluppate in Lombardia e la sperimentazione di azioni innovative con la partecipazione dei giovani stessi.Le proposte, che devono riguardare interventi rivolti ai giovani di età compresa fra i 14 i 30 anni, devono essere presentate in partenariato da soggetti pubblici e privati senza scopo di lucro e con finalità di utilità sociale, culturale o sportiva che operano a favore dei giovani. La presentazione deve essere fatta attraverso un capofila che si fa garante dell'effettiva operatività del progetto. Possono aderire altri soggetti in qualità di sostenitori.La dotazione finanziaria a disposizione è di 8.065.000 euro. Ciascun progetto potrà essere cofinanziato al massimo per il 60% del suo costo totale, che dovrà essere compreso tra 500.000 euro e 2.000.000 di euro.Le domande dovranno essere redatte utilizzando esclusivamente la modulistica disponibile sul sito www.regione.lombardia.it e www.giovani.regione.lombardia.it ed inviate in busta chiusa a: Regione Lombardia. Direzione generale Giovani, Sport e Turismo. Unità Organizzativa Politiche Giovani. Via Rosellini, 17 20124 Miliano. Dovranno pervenire a partire dal 23 febbraio fino al prossimo 22 aprile (il decreto sarà pubblicato sul BURL n. 8 - 3° Supplemento Straordinario del 22 febbraio 2008).L'Accordo Regione-Ministero prevede inoltre la possibilità di definire altre iniziative ed interventi che potranno essere realizzati o con la regia regionale o attraverso gli strumenti della programmazione negoziata, purché siano in coerenza con gli obiettivi generali e specifici dell'Accordo stesso e con le rispettive priorità programmatiche dei sottoscrittori.
(Fonte Regione Lombardia).

Coordinatore FORUM GIOVANI

Giuseppe Calderazzo

domenica 24 febbraio 2008

FORUM PER LO SVILUPPO DELLA COMUNITA’ GIOVANILE: PARTECIPARE PER COSTRUIRE

La politica deve cambiare. Da troppo tempo ormai non risponde più ai bisogni dei cittadini, non ne risolve più i problemi. Gli Italiani stessi devono cambiare, contaminando positivamente la vita pubblica, riappropriandosi degli spazi che si stanno aprendo tra le crepe sempre più larghe del sistema dei partiti, trasformando la sterile scorciatoia rappresentata dall’anti-politica in voglia di buona politica. Il Partito Democratico è nato per cambiare lo status quo, per offrire alla partecipazione spazi aperti e non crepe, per ridare alla democrazia quel significato alto e nobile, che merita, di condivisione delle scelte, di rispetto e ricerca continua del bene comune superiore all’interesse privato. Chiameremo i giovani di Saronno a costruire con noi le scelte politiche che li riguarderanno, perché li riteniamo risorse non problemi come sempre invece, nei fatti, vengono visti da una politica miope, che da decenni se ne occupa solo in un’ottica di prevenzione del disagio e di contenimento del malessere. Alle politiche positive, spesso limitate al puro intrattenimento o poco più, i comuni italiani dedicano in media lo 0,24% delle spese correnti. Temi deboli e risorse insignificanti è la spirale insopportabile che intendiamo spezzare.
Il 28 Marzo 2008 apriremo un cantiere, forniremo strumenti e opportunità in grado di accompagnare i giovani saronnesi lungo un percorso di progettazione sostenibile, partecipata, destinata a costruire il progresso del futuro politico, sociale e professionale della città. All’inaugurazione del nostro cantiere interverranno due ragazzi d’eccezione, due giovani esperti, Giovanni Campagnoli e Nadia Trabucchi di Vedogiovane, cooperativa sociale di Animazione socio-culturale di Borgomanero (NO).
Il Partito Democratico sta compiendo un grandissimo sforzo di rinnovamento e apertura, ai giovani di Saronno chiediamo di accordarci la loro fiducia, di partecipare a costruire le politiche giovanili che il PD inserirà nel programma per le elezioni comunali della primavera del 2009.
Qui troverete cittadini attivi, non politici.

Christian Cortesi
FORUM SVILUPPO TEMATICHE GIOVANILI


Per informazioni: Tel.: 347.0347011
E-Mail: pdsaronno@gmail.com
Blog: http://pdsaronno.blogspot.com/
SMS al Nr.: 331.1084730

martedì 19 febbraio 2008

UNA SOCIETA' ADULTOCENTRICA

Mai come oggi si può dire di vivere in una società “adultocentrica” che tende ad escludere categorie “non ancora e non più” adulte e quindi non ancora o non più produttive, in un contesto dove non vale più il precedente patto tra generazioni tipico della “società fordista”, ma sembra non essere ancora periodo di stipularne uno nuovo. Società che, come visto, sembra cerchi di ritardare sempre più i momenti di ingresso nei giovani nella vita adulta e quelli del prendersi carico delle prime responsabilità, società che sembra abbia abdicato al ruolo normativo ed educativo e che, se e quando lo fa, si preoccupa dei giovani, in vista di ciò che potranno divenire in futuro e non rispetto a ciò che già oggi sono, cioè da una parte dei sensori privilegiati rispetto ai problemi dei vari contesti sociali e dall'altra anche dei possibili “indicatori” di soluzione degli stessi. Oltre ad essere cittadini dell’oggi e non già di un domani. Nel senso che spesso si dice che bisogna investire sui giovani perché “saranno i cittadini del futuro”. Questa frase però ha in sé un elemento di ambiguità, cioè l’uso del futuro (saranno): infatti spesso non si riconosce che i giovani sono già da ora delle persone e dei “cittadini” con sensibilità, bisogni, istanze ben precise delle quali le istituzioni dovrebbero farsi carico. Quindi esserci oggi e non rinviare ad un domani o comunque investire sui giovani in vista di quel che diventeranno e non di quello che sono. Infatti anche questa seconda logica potrebbe essere fuorviante: si pensi ad esempio al sistema formativo progettato con logiche di questo tipo senza tenere conto di aspirazioni e desideri degli interessati, ma in vista esclusivamente di quel che dovranno diventare. Mentre il grado di civiltà e di “profezia” di un Paese si misura comunque sulla voglia di futuro e sulle responsabilità verso le nuove generazioni. E questo vale ancora di più oggi, quando si scopre che l’Italia è una società sempre più adulta ed anziana (primo paese al mondo per grado di invecchiamento, avendo superato anche il Giappone), in rapido cambiamento anche culturale (si pensi ai paradigmi valoriali o del lavoro), in cui vi è una complessiva carenza di prospettive nel contesto politico sociale generale. E questo genera per i giovani una fatica in più nel costruire la propria identità personale e sociale, vista anche la difficoltà presente in molti contesti a costruire relazioni sociali significative e alla limitata resistenza dei giovani a stare in situazioni di conflitto e di privazioni

Coordinatore Forum Sviluppo Tematiche Giovanili
Giuseppe Calderazzo

mercoledì 13 febbraio 2008

ELETTO IL PORTAVOCE

Pietro Insinnamo, 35 anni, è il nuovo portavoce del PD di Saronno; Sara Drago (29) la neo-Presidente del Coordinamento cittadino.
Entrambe le nomine, votate Mercoledì sera (13/2) in Via P.Micca dalla quasi unanimità dell’organo direttivo saronnese, rappresentano un passo ulteriore nel cammino di cambiamento della politica intrapreso dal Partito Democratico.
Un forte segnale di novità, in primo luogo nei contenuti e nelle persone, questo il criterio alla base dell’elezione dei due giovani come sottolineato nei numerosi interventi dei membri del Coordinamento, ed in particolare anche dal consigliere regionale del PD Stefano Tosi presente all’assemblea.
Pietro Insinnamo conferma tale chiave di lettura, e nelle prime dichiarazioni in veste di Portavoce garantisce che indirizzerà il suo impegno per un partito concreto, concentrato sui problemi reali della città, capace di accogliere e valorizzare ogni risorsa in termini di partecipazione, e di avviare un percorso di lavoro traducibile in future azioni amministrative per Saronno.
A breve, con la nomina del tesoriere, la fase costituente cittadina del PD potrà dirsi completa, a quel punto tutte le energie del partito saranno dedicate al dialogo con la cittadinanza e con tutte quelle realtà sociali, economiche, produttive, presenti sul territorio e considerate interlocutori indispensabili in un’ottica di efficacia dell’azione politica e di aggancio concreto alla realtà locale.
Protagonisti di questa apertura del PD alla città saranno i Forum tematici, che presto presenteranno nuove iniziative dopo quella che lo scorso 8 Febbraio, alla Sala del Bovindo di Villa Gianetti, ha visto il Forum Economia del PD dialogare proficuamente con i rappresentanti provinciali di artigiani, commercianti e imprenditori sulle prospettive di sviluppo del territorio saronnese.

VELTRONI:YES WE CAN/POSSIAMO FARCELA

Il nostro è un gesto che non ha precedenti nella politica italiana”. Walter Veltroni non usa mezze parole per sottolineare l’importanza della scelta del Partito democratico di correre da solo alle prossime elezioni politiche, in programma domenica 13 e lunedì 14 aprile. “Una scelta coraggiosa, una sfida difficile”. Sfida che il centrodestra sembra voler cogliere, ma alla quale, secondo il segretario del Pd, fornisce delle risposte inadeguate. Sfida che ha portato a quella che Dario Franceschini, vicesegretario del PD, ha definito “una separazione consensuale” con la sinistra radicale, ma che non ha creato frizioni con gli alleati di ieri.A Roma per la presentazione del nuovo portale del Partito democratico, il segretario mostra l’ottimismo di chi sa di potercela fare, e la tranquillità di chi sa di aver fatto la cosa giusta. “Si può fare”, non a caso, è lo slogan coniato per dare il via alla campagna elettorale. Una competizione che si annuncia intensa come non mai, da basarsi soprattutto sui contenuti. E’ per questo che Veltroni ribadisce di voler intraprendere un viaggio che lo porterà a toccare tutte e 110 le province italiane. Prima tappa Pescara, la mattina del prossimo 17 febbraio, il giorno dopo l’Assemblea Costituente convocata per ufficializzare il programma di governo da promuovere durante la campagna elettorale. Il viaggio avrà come prologo l’appuntamento fissato per domenica a Spello, in Umbria, nel cuore del Paese. Qui il segretario del Pd pronuncerà il “Discorso per l’Italia”. Un discorso volto a trasmettere a tutti i cittadini l’ottimismo del “si può fare”, la speranza in un futuro politico migliore, la fiducia in una vittoria del nuovo, che sovverta i pronostici delle prossime elezioni. “Sarà come Davide contro Golia – dice Veltroni – come giocare diciotto contro uno. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tanti italiani che si mettono in movimento, che vogliono scommettere su un nuovo tipo di politica, fatta in modo diverso”. E’ proprio questo fattore di novità che sta contraddistinguendo l’attuale momento politico. Questo è il tesoro sul quale il Partito democratico può contare. “Nulla è pregiudizialmente definito – spiega Veltroni – quello che accade oggi è il risultato dello scossone che sta caratterizzando la vita politica italiana - dato da un solo grande protagonista - Si sente intorno a questo nuovo partito un clima diverso. Dalla mia partecipazione a Matrix poche sere fa sono arrivate centinaia di lettere ed e-mail di persone che vogliono partecipare alla camapagna elettorale” sottolinea il sindaco di Roma. “Noi porteremo avanti la nostra idea di Italia. L’Italia della speranza e non della contrapposizione”. La nascita del Pd, a giudicare dai numeri, sembra aver cominciato a creare questi sentimenti tra i cittadini. In Lombardia hanno ritirato l’attestato di partecipazione alle primarie oltre 120mila persone, più del doppio di quelli che erano gli iscritti di Ds e Margherita, circa 55.000. “Avanti di questo passo – sottolinea Veltroni – entro pochi mesi potremo contare sull’apporto di almeno 1 milione e 200mila cittadini”.Cifre importanti, soprattutto considerando la parabola discendente che ha contraddistinto negli ultimi anni il rapporto tra politica e partecipazione. D’altronde, dice il segretario del Pd, “noi ci rivolgiamo sia agli elettori del centrodestra scontenti di un vecchio modo di fare politica, sia a chi, a sinistra, ha voglia di tornare ad impegnarsi”. Centrodestra e sinistra. Due capitoli ben diversi tra loro, ma che ben rappresentano le conseguenze politiche che hanno provocato la nascita del Pd e la scelta di presentarsi da solo davanti agli italiani. C'è da una parte “la reazione del centrodestra. Ma non basta un maquillage, tentare di riorganizzare solo le proprie sigle, testimonia – fa notare Veltroni – che la nostra è una sfida vincente, alla quale si fornisce una risposta insufficiente. Il problema è scegliere e avere il coraggio di pagare i prezzi di questa scelta, non mettere un ombrello sopra le differenze per non farle vedere”.Dall’altra parte invece, la sinistra radicale, con cui Veltroni si è incontrato la mattina dell'8 febbraio. Un incontro che il segretario commenta così: "si è manifestata la presa di coscienza comune che è interesse reciproco trovare una propria identità, come accade in tutto il resto d’Europa”.La sfida del Pd è quella di tradurre il proprio messaggio di novità e di speranza nella mobilitazione di tutti i cittadini. “Dobbiamo fare in modo – chiude il segretario del Pd – che ogni persona che ha partecipato alle primarie convinca altre cinque persone ad appoggiare il nostro progetto e a votare per noi alle prossime elezioni. Da soli nessuno di noi ce la può fare, insieme, invece, si può fare”.

giovedì 7 febbraio 2008

PARTITO DEMOCRATICO
Circolo di Saronno




A tutti i cittadini saronnesi che Domenica 27 Gennaio 2008 hanno contribuito con il loro voto alla nascita del PD nella nostra città rivolgiamo un caloroso GRAZIE per il sostegno e la fiducia dimostrata.

Il vostro appoggio è di vitale importanza per quanti si stanno impegnando per il successo di una forza politica nuova, il PARTITO DEMOCRATICO, che intende rifondare il rapporto tra cittadini e politica su basi di trasparenza, rappresentanza, etica, concretezza e apertura alle istanze di TUTTI.

Il valore dell' impegno politico deve tornare ad essere quello di un servizio reso alla collettività, e dalla collettività deve trarre idee, energie, uomini e donne capaci di rappresentare un cambiamento, di pensare all'interesse comune, di far crescere e migliorare le nostre comunità, il nostro paese.

Torneremo a chiedere con frequenza il vostro apporto, nel tentativo di ridare alla parola "Democrazia" quel significato alto e nobile che merita, convinti che la miglior risorsa di un movimento sia la più larga PARTECIPAZIONE possibile.

Riteniamo esaurita la devastante stagione politica delle strategie, dei contenitori di partiti e clientele che prevalgono sui contenuti e sui bisogni.

Apriamo insieme a Saronno la stagione delle PERSONE e dei CONTENUTI!


IL COORDINAMENTO DEL PD DI SARONNO

mercoledì 6 febbraio 2008

ANCORA AL VOTO CON LE QUOTE GRIGIE

La crisi di governo porta il paese a elezioni anticipate. Il Parlamento non è stato in grado di approvare una riforma elettorale in questi due anni, e sarà dunque probabilmente rinnovato con la legge Calderoli. In questi giorni molte sono le voci del mondo imprenditoriale, del sindacato, della società civile che si sono alzate per chiedere di non andare subito al voto con l'attuale legge, per non parlare poi della richiesta di referendum, sottoscritta da più di 800mila elettori.Ma ancora più alta dovrebbe alzarsi la voce di una parte importante della popolazione, quella più svantaggiata dall'attuale sistema elettorale e istituzionale: i giovani. I motivi sono vari.

VINCOLI COSTITUZIONALI
Se si torna al voto con le regole attuali rimangono in vigore le "quote grigie", ovvero i vincoli di 25 e 40 anni per poter essere eletti rispettivamente alla Camera e al Senato, e di 25 anni per poter votare al Senato. Da notare che i limiti di età sono ancora quelli fissati nel lontano 1948, inseriti espressamente nella Costituzione, agli articoli 56 e 58. L'unico vincolo relativamente meno rigido, che non richiede cioè una riforma costituzionale per essere ritoccato, è quello generico della "maggiore età" (articolo 48) per votare alla Camera dei deputati. Può essere interessante, nonché istruttivo, capire la genesi di queste soglie anagrafiche. Il limite di venticinque anni alla Camera fu imposto non senza polemiche: il dibattito fece emergere proprio l'iniquità di una norma che escludeva dalla possibilità di essere eletti tutti i cittadini tra i ventuno e i venticinque anni (la maggiore età fu abbassata a diciotto anni solo nel 1975). La posizione della commissione fu però quella di uniformarsi al criterio diffuso, perlomeno a quei tempi, di una differenza tra le età di elettorato attivo e passivo. Discorso analogo per il Senato, cui si aggiunse l'esigenza che questa camera fosse composta "di elementi che, anche per la loro età, [dessero] garanzia di serenità, di obiettività e soprattutto di maggior ponderatezza". Indicazione che appare drammaticamente ironica alla luce degli ultimi avvenimenti.

L'IMPORTANZA CRUCIALE DEL SENATO
Si tratta di vincoli, come ampiamente riconosciuto, che risultano oramai anacronistici, ma che soprattutto non trovano eguale in nessun altro paese occidentale. Limiti di età che sarebbero eccessivi con qualsiasi sistema elettorale e con qualsiasi condizione demografica, ma che sono ancor più insostenibili nel caso italiano. L'attuale legge elettorale rende infatti cruciale la configurazione che si crea al Senato, sulla quale non possono incidere in alcun modo gli under 25 e che non prevede la presenza di alcun under 40. Il "bicameralismo perfetto" pone poi di fatto ciascuna camera in posizione di esprimere un veto su ogni legge e su ogni riforma. Questo significa che il Senato (la "camera grigia") ha gli stessi poteri della Camera pur essendo evidentemente, e drammaticamente, meno rappresentativa della prima. Se quindi ci fosse, teoricamente, qualche legge auspicata dagli under 40 e invisa alle generazioni più anziane, avrebbe difficoltà a passare. Se, poi, è soprattutto il Senato a essere cruciale per la sopravvivenza dei governi, ne consegue che di fatto il voto dell'elettorato under 25 non vale nulla e il ruolo di condizionamento degli under 40 sulle scelte politiche è in pratica irrilevante. Non è tutto. Le "liste bloccate" penalizzano ulteriormente il ricambio generazionale. L'unica possibilità per un giovane che voglia farsi strada, entrando alla Camera, è quella di essere cooptato per decisione di chi detiene già il potere all'interno dei partiti.

LA PERDITA DI PESO DELLA CAMERA
Va considerato, poi, che agli under 25 non solo è preclusa la possibilità di essere eletti alla Camera e di votare per il Senato, ma il loro peso elettorale è andato drammaticamente diminuendo dalle elezioni del 1992 in avanti, come conseguenza delle dinamiche demografiche. Semplicemente l'aver lasciato inalterati i vincoli di età esistenti dal 1948, non solo non ha permesso di aumentare le prerogative delle generazioni più giovani, adeguandole a quelle dei coetanei degli altri paesi, ma le ha di fatto peggiorate, data l'accentuata diminuzione della loro consistenza demografica.Alle elezioni politiche del 1992 (le ultime della "Prima Repubblica") gli under 25 costituivano ancora il 14 per cento dell'elettorato. Da allora si è assistito a una continua contrazione fino agli attuali valori di poco superiori all'8 per cento. Il peso dei più giovani, già eccessivamente limitato dai vincoli dell'attuale sistema elettorale, si è ridotto di quasi il 40 per cento negli ultimi quindici anni. Grazie alle dinamiche demografiche e all'inerzia nel riadattare e rivedere le regole del gioco della partecipazione democratica, i giovani italiani sono tra quelli, nel mondo occidentale, con minor peso politico. Tutto ciò ha evidentemente ricadute penalizzanti, come ben documentabile nel confronto con gli altri paesi, sia in termini di politiche per i giovani che di presenza delle giovani generazioni nelle posizioni di prestigio e potere.

E SE I GIOVANI NON VOTASSERO (PER PROTESTA)?
Difficile pensare che prima delle prossime elezioni ci sia ancora la possibilità di una riforma costituzionale che consenta di rivedere le "quote grigie". Stando così le cose, vista l'inconsistenza del peso elettorale degli under 40 (e ancor più degli under 25), potrebbe trovare humus favorevole l'idea, da parte delle più giovani generazioni, di usare almeno il (non) voto come protesta. Ciò nella convinzione che un gesto simbolico eclatante possa valere più di un voto inconsistente come pressione per l'abbattimento definitivo delle "quote grigie" e la revisione delle regole del gioco della partecipazione democratica.




Giuseppe Calderazzo

sabato 2 febbraio 2008

UN APPELLO AL SENSO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE PER AMORE DELL'ITALIA


Un ennesimo «appello al senso di responsabilità nazionale di tutte le forze politiche», affinché non si precipiti verso elezioni anticipate», visto il «momento delicato per la recessione internazionale». Il segretario del Pd Walter Veltroni, parlando all'assemblea provinciale del partito, a Velletri, torna a chiedere uno sforzo congiunto a tutte le forze politiche affinchè si raggiunga un accordo sulla riforma elettorale per il bene del Paese.«Il senso di responsabilità nazionale e l'amore per l'Italia – ha ricordato - è per il Pd un elemento di identità forte. A ruoli rovesciati non faremmo quello che sta facendo il centrodestra, perché questo amore per il Paese può spingere a non fare le scelte più convenienti per sé. Noi – ha assicurato - ci sentiamo in sintonia con la domanda del Paese che è stanco del passato».Una domanda, che in questi giorni è stata ribadita anche dai rappresentanti delle forze più vitali del nostro Paese. «La Confindustria, le forse sociali e il Vaticano stesso dicono che c'è la necessità – ha sottolineato Veltroni - di rifare la legge elettorale».Una domanda ribadita a gran voce anche dai semplici cittadini stanchi dell’incertezza politica che li affligge. «La parte migliore del Paese – ha sottolineato il segretario del Pd - guarda con rispetto alla posizione di responsabilità che abbiamo assunto in questa crisi di governo. I sondaggi ce lo dicono e stia attento il centrodestra perchè l'esito non è scontato. Nel '94 eravamo convinti di vincere noi e invece abbiamo perso, nel '96 è accaduto il contrario».«Noi – ha poi avvertito - dobbiamo metterci in testa che gli italiani sono cittadini maturi e si spostano a milioni ogni campagna elettorale. Non sono più ideologici e si chiedono: ‘qual è la soluzione migliore? Chi ci porta fuori da questi 15 anni di rissosita'?».
«E quindi – ha ribadito - , mi chiedo ancora, perchè non accettare un governo Marini che in tre mesi faccia la legge elettorale sulla quale eravamo arrivati a un passo dall'accordo, attui una redistribuzione per innalzare i salari ed infine adotti misure indirizzate a diminuire i costi della politica. Fatto tutto questo, poi, si può andare a votare a giugno. Mi sembra del tutto razionale».Una soluzione che apporterebbe benefici per tutto il Paese, ma che purtroppo non è così scontata. Nel suo intervento il segretario non sottovaluta, infatti, neanchè l’idea di dover andare alle urne e ribadisce anche su questa eventualità quale sarà la linea del suo partito. Nel caso si andasse al voto, infatti, il segretario del Pd, Walter Veltroni, ribadisce che il suo partito correrà da solo. Il Pd andrà con il proprio programma, ma certo «vedremo se qualcun altro sarà disposto a condividerlo».
E anche questo perché «la vera domanda, in caso di elezioni è 'cosa preferiscono gli italiani, ancora confusione, frammentazioni, veti?'. Noi siamo un partito che si propone agli italiani come elemento di novità e innovazione. Se saremo costretti alle elezioni ora, questo sarà il vero elemento di novità, mentre il resto apparirà irrimediabilmente datato».
«Non mi importa quanti partiti si alleeranno dall'altra parte, se 12 o 18. Io so che gli italiani vogliono un governo coeso capace di decidere, si sono stancati di coalizioni con tutto e il contrario di tutto».
Veltroni, però, offre al centrodestra un'ultima possibilità di ravvedersi rinnovando l'invito ad avere «lo stesso coraggio nostro. Fate altrettanto, pensate ad un confronto tra il principale partito della Casa delle Libertà e il principale partito del riformismo italiano. Noi - conclude - il coraggio l'abbiamo avuto. Io rinnovo l'appello e mi auguro che da parte del centrodestra ci sia una svolta radicale».

martedì 29 gennaio 2008

Eletto anche a Saronno il coordinamento del Partito Democratico

Anche a Saronno si sono svolte domenica 27 gennaio le elezioni del Coordinamento Cittadino del Partito Democratico. Ancora una volta,così come era già avvenuto il 14 ottobre scorso, i cittadini di Saronno hanno dimostrato di comprendere l’importanza del nuovo appuntamento teso a dar concretezza sul piano locale alla nuova proposta politica, non facendo mancare la loro partecipazione. Testimoniano ciò l’alta affluenza al voto (330 elettori), la significativa presenza di giovani (circa il 10%), nonché le numerose auto-candidature, presentate anche domenica mattina, durante l’Assemblea di Circolo che ha aperto i lavori al seggio. Si è così formata una lista di 14 candidate e di 23 candidati, tra i quali sono stati eletti 10 donne e 11 uomini, e precisamente: Aceti Luciano, Airoldi Augusto, Basilico Bambina, Calderazzo Giuseppe, Cataneo Lazzaro, Cattaneo Giovanni, Cattaneo Mattia, Censi Marinella, Cortesi Christian, Drago Sara, Frigerio Emilia, Giusto Stefano, Insinnamo Pietro, Magnoni Marinella, Paleardi Alberto, Papa Alessandro, Puliafito Antonina, Rizzo Elisabetta, Romano Rita, Stamerra Oriella, Valioni Valeria.
Fanno inoltre parte del coordinamento cittadino, come membri di diritto, i consiglieri comunali (Nicola Gilardoni, Rosanna Leotta, Luciano Porro, Angelo Tettamanzi, Giuseppe Uboldi).

Giuseppe Calderazzo

domenica 13 gennaio 2008

Veltroni: «La legge elettorale non si fa senza Berlusconi»

ROMA — Sindaco Veltroni, comincia una settimana decisiva per la legge elettorale, e cruciale per la politica economica del governo e la costruzione del Pd. «E io mai come oggi avverto il bisogno che la politica si immerga nella vita reale dei cittadini. Ho la sensazione devastante di una separazione netta tra la vita delle persone, tra ciò che le angoscia, le spaventa, ne determina l'umore, e ciò di cui parla la politica. La politica pare un acquario, in cui alcuni pesci nuotano, altri si sbranano, ma tutti sono separati sia dalla sofferenza sia dal talento di chi sta fuori. Sarà per il lavoro che faccio, sarà perché parlo con le persone e non guardo la società dai numeri dei sondaggi, fatto sta che ne sono sempre più convinto: la politica è la risposta ai bisogni dei cittadino, è l'elaborazione di un sistema di valori, di una visione del mondo che argini lo spirito del tempo, il nuovo egoismo sociale che si diffonde come un virus. L'idea per cui ognuno è una monade, un piccolo mondo isolato dagli altri. L'idea per cui, se Napoli ha bisogno di un sostegno nell'emergenza, le stesse amministrazioni di centrodestra del Nord che in passato chiesero e ottennero aiuto voltano le spalle. Io preferisco lo spirito dei ragazzi che nel '66 si precipitarono a Firenze. Preferisco l'Italia che nelle grandi tragedie nazionali si mostra solidale».
L'emergenza rifiuti non è una calamità naturale.«Ma anche in altre tragedie, come il terremoto dell'Irpinia, emersero responsabilità politiche; e la reazione fu certo di denuncia ma anche di solidarietà ». Lei ha difeso Bassolino, ma ha poi aggiunto che le dimissioni sarebbero inopportune nell'ora dell'emergenza. Questo significa che dopo il presidente della Campania dovrebbe dimettersi?«Quanto accade non è solo responsabilità di Bassolino e della Iervolino. Se Bassolino si dimettesse ora, commetterebbe un gravissimo errore. Infatti, con senso di responsabilità, resta al suo posto. Conoscendolo, posso immaginare il suo travaglio di queste ore. Quando l'emergenza sarà risolta, insieme affronteremo una discussione serena. Io sono fatto così: quando vedo che tutti danno addosso a qualcuno, lo difendo. A Napoli ho visto manichini appesi dalla destra del presidente della Regione e del sindaco impiccati: scene che evocano i tempi della Repubblica di Salò. Il rischio è che il Paese si sfarini. Che si affermino idee come quella emersa in un municipio romano, sorprendente tanto più perché viene dall'estrema sinistra, di separare sui bus i bambini rom dai bambini non rom. Contro questo arroccamento individualista occorre un nuovo alfabeto della politica. Al quale si è ispirato il documento dei valori che ieri la commissione, dopo una bella discussione, ha sostanzialmente varato smentendo tutte le profezie di incompatibilità tra le culture e le identità del Pd. Il Partito democratico si è già dato alcuni grandi obiettivi. Dimostrare che esiste un ambientalismo del fare: dire sì alle ferrovie, sì ai pannelli ferroviari anziché al petrolio, sì ai termovalorizzatori anziché alle discariche. A febbraio in Sicilia parteciperò con Amato alla manifestazione a fianco degli imprenditori che si sono ribellati al pizzo. E a marzo ci sarà la prima conferenza operaia del Pd, nel ricordo della tragedia della Thyssen e con la convinzione che i lavoratori non vadano lasciati soli oltre i cancelli delle fabbriche».
Il premier Prodi (Ap)Veltroni, al governo c'è il centrosinistra. Cosa farete di concreto? «Il governo Prodi, come si vedrà meglio quando la storia consentirà una lettura più serena, ha conseguito risultati straordinari. Ha ricevuto dalla destra un'eredità storica devastante, eppure ha già ridotto il deficit all'1,3%, il dato previsto per il 2010. E ha condotto una politica di redistribuzione, attraverso il cuneo fiscale, l'aumento delle pensioni minime, il pacchetto sul welfare».
Le pare sufficiente?«Il rischio di una recessione americana, i suoi effetti in Europa, il boom del petrolio, la diminuzione dei consumi impongono uno sforzo ulteriore, nuove misure a sostegno dello sviluppo, e anche una svolta culturale per la sinistra. È tempo di uscire dalla contrapposizione tra impresa e lavoro. Dobbiamo ripensare chi è l'imprenditore». Appunto: chi è l'imprenditore? «È un lavoratore. Che rischia, che ci mette del suo, che magari non dorme la notte perché ha un mutuo in banca e non sa se potrà pagarlo. In questi giorni, visitando le fabbriche italiane, ho visto storie esemplari. La Carpigiani: due fratelli che nel dopoguerra si sono inventati macchine, esportate in tutto il mondo, da cento milioni di gelati al giorno. La VidiVici, una azienda di famiglia con due giovani ragazzi, che ha avuto l'idea degli occhiali ripiegabili in un astuccio e che in dieci anni è diventata una grande azienda del settore. La Technogym di Nerio Alessandri, uno che ha cominciato sbirciando il laboratorio artigianale sotto casa. C'è una comunità di destini tra imprenditori e lavoratori. Per questo agli imprenditori tocca garantire ai lavoratori salari adeguati, la sicurezza fisica e la serenità, che consenta loro di sentirsi parte dell'impresa. Chi conosce gli operai sa che hanno un grande patriottismo aziendale, talora molto più dei manager che si assegnano le stock-options. È il momento di costruire un'alleanza tra imprese e lavoro, e varare una politica fiscale a sostegno dei salari».
Anche Prodi lo dice, ma Padoa-Schioppa frena. Chi ha ragione?«Credo che abbia ragione chi sostiene l'urgenza di interventi peraltro previsti dalla legge finanziaria, che al comma 4 dell'articolo 1 destina tutto l'extragettito alla detrazione delle imposte sul lavoro dipendente. Dobbiamo dare ossigeno alle famiglie e alle imprese, e prima lo facciamo meglio è. Le risorse ci sono, e devono produrre un aumento significativo dei redditi, non 15 euro l'anno, che non servono a nessuno. Qui si sta rompendo l'ascensore sociale. Nel dopoguerra, i contadini pensavano che i loro figli avrebbero fatto gli operai, gli operai che avrebbero fatto gli impiegati, gli impiegati che avrebbero fatto i professori. Questo meccanismo, che ha tenuto su l'Italia, è in panne. Sta alla politica ripararlo al più presto. Anche per questo sono convinto, a differenza della sinistra radicale, che la crescita dei salari debba essere accompagnata dalla crescita della produttività, oltre che dal sostegno alle famiglie e agli incapienti».
A dire il vero, le divisioni della maggioranza emerse in questi giorni riguardano soprattutto la legge elettorale.«Ma la legge elettorale è necessaria per tutto questo, per far funzionare il sistema, per rimettere in moto il Paese. Io posso fare il pieno di benzina, ma se la macchina è guasta il motore non si accende. L'emergenza rifiuti conferma la crisi della politica; e il tempo non è illimitato. Nel suo bel saggio su Weimar, Gian Enrico Rusconi racconta come una democrazia possa implodere». Siamo dunque a Weimar?«Non siamo più al tempo delle notti dei cristalli e delle marce su Roma, sono convinto che possa essere la democrazia a risolvere la crisi della politica. Prima del 27 ottobre, Berlusconi rifiutava qualsiasi dialogo e reclamava la spallata, alla testa di una Cdl unita. Oggi siamo a un passo da una soluzione positiva, sollecitata dal presidente Napolitano nel suo appello di fine anno. Nell'ultimo miglio — il più difficile — che attende la riforma elettorale, tutti sono chiamati a un gesto di responsabilità, per ridurre la frammentazione del sistema. Io ho partecipato l'altro giorno a un vertice di 38 persone. Ma non erano meno affollati i vertici del centrodestra nella scorsa legislatura. In quale Paese del mondo accade questo?».
Crede che stavolta Berlusconi sia pronto a un accordo? Lei se ne fida davvero? «Questa è una domanda che non mi posso porre. Gli interlocutori sono quelli che sono. Non si scelgono. La domanda che mi faccio è: si può pensare di riscrivere la legge elettorale senza Berlusconi, senza il partito che con il nostro è il più grande d'Italia? Non si può. Io voglio passare dalla concezione della destra, per cui le regole del gioco le scrive la maggioranza e poi sulla partita ci si mette d'accordo, alla concezione per cui le regole del gioco si scrivono insieme e poi ognuno gioca la partita per vincere; possibilmente senza colpi bassi».
Il colpo basso rischia di riceverlo il governo. I partiti minori della maggioranza sono in rivolta, il prezzo dell'accordo con l'opposizione potrebbe essere la caduta di Prodi.«La verità è che, a un anno dalla nascita di un governo, mettere sul suo percorso la mina del referendum — per quanto nato da un'esigenza reale — è stato un errore politico. Pare una situazione da "Comma 22": se l'accordo non si fa, la maggioranza si spacca sul referendum; ma l'alternativa non è stare fermi, è trovare una soluzione. Il Pd considera che il sistema ideale per il futuro sia quello francese, come ho sempre detto; ma nelle condizioni date è importante aver trovato sulla bozza Bianco una convergenza con Forza Italia, Rifondazione, Udc, ora anche An. Cercheremo di allargarla ancora».
Abbassando lo sbarramento sotto il 5%?«No. Non possiamo fare una legge peggiore di quella che c'è. Alcuni elementi di "disproporzionalità" sono indispensabili: lo sbarramento al 5; il voto congiunto, per cui si sceglie insieme il candidato e il simbolo. Poi si può vedere se organizzare il riporto dei resti su base nazionale o circoscrizionale, se prevedere un piccolo premio di maggioranza per il primo partito. Ci sono forze che avrebbero comunque rappresentanza grazie al loro radicamento nel territorio. Ci sono forze che con Rifondazione condividono il progetto di un partito nuovo, e non si vede perché resistano alla soglia di sbarramento». E ci sono forze che sarebbero cancellate.«Non vogliamo questo. A fianco delle norme, c'è la politica. Se c'è un processo per cui la sinistra radicale si unifica, dall'altra parte può aprirsi un processo di dialogo e convergenza tra diverse forze del centrosinistra e il Partito democratico».
Sta dicendo che offre un patto a Di Pietro, Boselli, Mastella per garantirne la sopravvivenza politica?«Sono le loro idee e le loro identità a garantirla. Quello che voglio dire è che a fianco delle norme c'è la politica e la capacità di riconoscere identità differenti, senza integralismi. Ci sono molti modi per far sì che dopo la riforma restino molti meno gruppi parlamentari, senza che per questo i partiti minori siano cancellati». Si tratta anche sulle regole interne al Pd. Latorre dice no a un «partito del leader». Sul Corriere, Galli della Loggia le rimprovera di dissipare il patrimonio di voti delle primarie, per dare retta alle neonate correnti.«Credo che nessun partito nella storia italiana sia stato osservato con simile attenzione da entomologi, sia stato vivisezionato nei suoi aspetti più minuti...».
Giustamente: è un partito nuovo.«Sì, è un partito nuovo, nato con il concorso di tre milioni e mezzo di persone. Io, com'è noto, ero contrario all'elezione diretta, ma si è voluto questo sistema. Che non è una tecnicalità, è una scelta politica, una forma di investimento popolare del leader. Ovviamente, un leader si dota di strutture di decisione politiche, e un grande partito ha una vita interna articolata. È positivo che nascano centri studi, associazioni, organizzazioni, purché ognuno possa partecipare all'una e, magari nello stesso tempo, all'altra; purché non diventino correnti. Purché non siano strutture di potere, con finanziamenti paralleli, che richiedano un'appartenenza. L'appartenenza dev'essere una sola: al Partito democratico. Che poi all'interno del nuovo partito ci possa essere la propensione a ripetere gli schemi d'un tempo, è fisiologico. Ma il mio unico vincolo sono i tre milioni e mezzo delle primarie. Del resto credo mi sia riconosciuto, accanto alla capacità di decidere, anche il gusto dell'ascolto».
Tra i vecchi schemi è riemerso l'antagonismo con D'Alema.«Quanto piace a voi giornalisti... quanto vi piace tornare a immergervi nel vostro brodo primordiale, ritrovare la logica conradiana dei duellanti... ».
Pare piaccia anche a D'Alema. Qualche colpo gliel'ha rifilato: quando dice che Veltroni conosce Berlusconi più di lui, quando paventa che lei e Franceschini siate impazziti.«A me non piace. E, siccome non piace a nessuno di coloro che credono nel Pd, credo non piaccia neppure a Massimo D'Alema».
Gli uomini di Letta hanno proposto che lo statuto imponga al leader sconfitto alle elezioni di dimettersi. È d'accordo?«Ho detto a Enrico, il quale non sapeva della proposta, che do il contenuto per ovvio. Come avviene in molti altri Paesi, il leader sconfitto si fa da parte. Ovviamente, quel leader deve avere il tempo di espletare il suo mandato, di giocare la sua parte, per andare a elezioni in cui risponde di quel che ha fatto».
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Allora è vero che lei preferisce votare subito, finché un'eventuale sconfitta sarebbe imputabile a Prodi, anziché attendere ancora, fino a quando la responsabilità sarebbe sua?«È vero il contrario, il governo deve continuare la sua azione e poi votare subito non avrebbe senso. Perché lo sbarramento è inutile, se non è accompagnato dalla riforma dei regolamenti parlamentari, che vieti di costituire gruppi non collegati a simboli presenti sulla scheda elettorale. Ed è inutile finché restano mille parlamentari e due Camere legislative. Come auspico da tempo, il 2008 può essere davvero l'anno delle riforme». Quale insegnamento ha tratto dalla vicenda delle critiche del Papa?«Il Papa ha voluto chiarire qual è il suo giudizio, il suo rapporto con la città, la valutazione positiva sui grandi cambiamenti di un'area urbana che cresce il doppio del Paese in pil e occupazione. Il Comune di Roma ha fatto sforzi significativi per la politica sociale, ha aumentato del 48% gli investimenti per i più deboli, lavora a fianco dei parroci, della comunità di Sant'Egidio, della Caritas. È giusto riconoscere che, come tutte le grandi aree metropolitane, Roma convive con il problema della povertà. Le parole pronunciate ieri (venerdì, nda) da Benedetto XVI, dal cardinal Bertone e dalla sala stampa vaticana sono la migliore risposta a chi voleva strumentalizzare la vicenda. Spero che gli esponenti di An che hanno tentato questa operazione cinica riflettano su se stessi, specialmente se sono uomini di fede».


Aldo Cazzullo - Corriere della Sera