martedì 19 febbraio 2008

UNA SOCIETA' ADULTOCENTRICA

Mai come oggi si può dire di vivere in una società “adultocentrica” che tende ad escludere categorie “non ancora e non più” adulte e quindi non ancora o non più produttive, in un contesto dove non vale più il precedente patto tra generazioni tipico della “società fordista”, ma sembra non essere ancora periodo di stipularne uno nuovo. Società che, come visto, sembra cerchi di ritardare sempre più i momenti di ingresso nei giovani nella vita adulta e quelli del prendersi carico delle prime responsabilità, società che sembra abbia abdicato al ruolo normativo ed educativo e che, se e quando lo fa, si preoccupa dei giovani, in vista di ciò che potranno divenire in futuro e non rispetto a ciò che già oggi sono, cioè da una parte dei sensori privilegiati rispetto ai problemi dei vari contesti sociali e dall'altra anche dei possibili “indicatori” di soluzione degli stessi. Oltre ad essere cittadini dell’oggi e non già di un domani. Nel senso che spesso si dice che bisogna investire sui giovani perché “saranno i cittadini del futuro”. Questa frase però ha in sé un elemento di ambiguità, cioè l’uso del futuro (saranno): infatti spesso non si riconosce che i giovani sono già da ora delle persone e dei “cittadini” con sensibilità, bisogni, istanze ben precise delle quali le istituzioni dovrebbero farsi carico. Quindi esserci oggi e non rinviare ad un domani o comunque investire sui giovani in vista di quel che diventeranno e non di quello che sono. Infatti anche questa seconda logica potrebbe essere fuorviante: si pensi ad esempio al sistema formativo progettato con logiche di questo tipo senza tenere conto di aspirazioni e desideri degli interessati, ma in vista esclusivamente di quel che dovranno diventare. Mentre il grado di civiltà e di “profezia” di un Paese si misura comunque sulla voglia di futuro e sulle responsabilità verso le nuove generazioni. E questo vale ancora di più oggi, quando si scopre che l’Italia è una società sempre più adulta ed anziana (primo paese al mondo per grado di invecchiamento, avendo superato anche il Giappone), in rapido cambiamento anche culturale (si pensi ai paradigmi valoriali o del lavoro), in cui vi è una complessiva carenza di prospettive nel contesto politico sociale generale. E questo genera per i giovani una fatica in più nel costruire la propria identità personale e sociale, vista anche la difficoltà presente in molti contesti a costruire relazioni sociali significative e alla limitata resistenza dei giovani a stare in situazioni di conflitto e di privazioni

Coordinatore Forum Sviluppo Tematiche Giovanili
Giuseppe Calderazzo

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